Ciò che muove il Discorso del Capitalista
di Alessandro Guidi e Pierluigi Sassetti
…godo, ergo sum…
Il motore della logica del Discorso del capitalista si può identificare, come abbiamo già accennato, con la perversione che mantiene vivo e costante il godimento da un punto di vista ideologico e al tempo stesso pratico; nell’ideologia il godimento si avvale del sostegno edipico, conferito come investitura alla figura materna e al maternage. Nella pratica, tale ideologia del maternage si tocca con mano attraverso la sostanza assoluta infiltrata in ogni atteggiamento della personalità dell’individuo, sia nel suo modo di pensare che di fare, e dunque anche nella prassi educativa, in quanto dalla stessa parte del maternage, a godere, troviamo sia l’insegnante, sia lo scolaro, che l’educatore e l’utente. Nell’ideologia del maternage, ciò che sostiene l’atto pedagogico compreso nelle due figure dell’atto, ovvero sia in chi lo compie che in chi lo riceve, è sempre un eccesso di godimento soggettivo teso a compensare una mancanza di godimento che il soggetto avverte rispetto alle influenze della sostanza materna che si fa sentire immaginariamente nel soggetto come sostanza assoluta. Non si gode mai abbastanza! è il grido feroce che, da posizioni differenti, regola l’atto pedagogico in chi lo fa e in chi lo riceve; la sostanza materna è quel plus-de-jouir eterno, teorizzato da Lacan, circolante nei legami affettivi e nelle relazioni educative e di aiuto. Il plusde-jouir corrisponde al plus-valore che circola nella economia capitalistica e nel Discorso del capitalista:
«Giacche questo cauri, il plus valore, è la causa del desiderio di cui un’economia fa il suo principio: quello della produzione estensiva, dunque insaziabile, della mancanza-a-godere. D’un lato esso si accumula per accrescere i mezzi di questa produzione a titolo di capitale. Dall’altro estende quel consumo senza il quale questa produzione sarebbe vana, appunto per la sua inettitudine a procurare un godimento tale per cui essa possa rallentare»[1].
La mancanza ad essere, invece, permette al sapere di circolare in una forma positivamente sfuggente, misteriosa, in una siluette silente e raffinata. Infatti ogni materia specifica del sapere è attraversata sempre da qualcos’altro che la spinge a ridefinire i propri contorni e il proprio campo di azione. In questo modo la materia del sapere non viene otturata dal godimento, che al contrario fonda l’essere e lo costituisce, a partire dalla cancellazione (meccanismo perverso del diniego o Verleugnung) della mancanza soggettiva che si spinge a riempirsi freneticamente: ebbene anche il sapere, nel Discorso del capitalista, finisce nel pieno che riempie il vuoto mentale e fisico del soggetto, il quale si fa avvolgere da una spessa coltre di nozioni e spazzatura mostrandosi, comunque, confezionato con nastrini brillanti (il brillio del superfluo) che intrappolano il soggetto dello studente, lo seducono e lo stordiscono.
[1] J. Lacan, Radiofonia, Televisione, Einaudi, Torino 1982, p. 39.